Riorganizzazione societaria e nel passaggio generazionale
- Studio Brandi
- 3 giorni fa
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Il passaggio generazionale è un momento in cui un’impresa viene messa alla prova sotto molteplici aspetti: equilibrio familiare, capacità gestionale, continuità del business e sostenibilità fiscale. Non è mai una semplice trasmissione di quote, né un atto isolato. Al contrario, è un processo che richiede tempo, progettazione e una riorganizzazione dell’intero sistema societario. Nessuno strumento, da solo, è in grado di garantire un risultato stabile; ciò che funziona è la capacità di costruire un’architettura adatta alla famiglia e coerente con il modello di impresa.

La holding è spesso considerata la soluzione naturale per affrontare successioni complesse, ma la verità è che rappresenta soltanto uno degli elementi possibili. La sua utilità emerge quando occorre concentrare la governance, evitare la frammentazione delle partecipazioni tra eredi, separare la gestione dall’operatività quotidiana o proteggere il patrimonio dal rischio d’impresa. All’interno di una holding si riesce a programmare meglio chi governerà l’azienda, come saranno distribuiti i poteri e in che modo i flussi finanziari potranno sostenere la famiglia nel tempo. Quando però la struttura è semplice, la compagine ristretta e gli obiettivi non richiedono livelli di controllo articolati, forzare l’utilizzo di una holding rischia di essere inutile o addirittura controproducente. Accanto alla holding esistono strumenti altrettanto efficaci, ciascuno con una specifica funzione. Il patto di famiglia, ad esempio, permette di trasferire l’azienda o le partecipazioni senza alimentare conflitti futuri, attribuendo immediatamente ruoli e compensazioni patrimoniali. È uno strumento civilistico che certifica la volontà di mantenere unita l’impresa e che risolve alla radice i potenziali contrasti successori. In molti casi diventa il cardine dell’intero processo, soprattutto quando gli eredi hanno competenze o aspirazioni diverse. La donazione delle quote, a sua volta, è una soluzione diretta e fiscalmente vantaggiosa. La normativa italiana consente trasferimenti a costo quasi nullo, purché siano rispettate determinate condizioni. Tuttavia, la sua apparente semplicità non deve ingannare: donare quote senza predisporre una governance adeguata può creare in futuro più problemi di quanti ne risolva. La donazione funziona quando è inserita in una strategia ampia, non quando è usata con leggerezza. In contesti più complessi, caratterizzati da patrimoni elevati o da eredi non ancora in grado di assumere un ruolo diretto, il trust rappresenta una soluzione sofisticata. Non si limita a trasferire ricchezza, ma la sottopone a regole precise, stabilite in un atto che definisce tempi, condizioni, beneficiari e modalità di gestione. È uno strumento che permette all’imprenditore di determinare con esattezza come e quando i successori entreranno in possesso dell’impresa o dei beni, garantendo protezione e continuità anche in presenza di eventi imprevisti. Molto spesso, per rendere possibile il passaggio generazionale, occorre intervenire sull’organizzazione della società. Scissioni e conferimenti servono a separare attività operative, rami aziendali, immobili o partecipazioni, così da ottenere una struttura chiara e pulita da trasferire. Le fusioni consentono di eliminare duplicazioni e semplificare gruppi frammentati. Le trasformazioni societarie permettono di adattare la veste giuridica alle esigenze di governance e di controllo. Sono tutti strumenti fiscalmente neutri, a condizione che si tratti di operazioni motivate da reali ragioni economiche e non da mere finalità fiscali. Questo aspetto è cruciale: ogni operazione deve superare il test dell’articolo 10-bis dello Statuto del Contribuente in materia di abuso del diritto. Il rischio non deriva dall’uso della holding, della donazione o della scissione in sé, ma dal modo in cui questi strumenti vengono impiegati. Una riorganizzazione priva di sostanza economica, che produca un vantaggio fiscale come unico risultato tangibile, può essere contestata. È quindi fondamentale dimostrare che le scelte compiute hanno uno scopo organizzativo, gestionale e familiare chiaro, coerente e documentato. Un passaggio generazionale ben costruito non ha nulla di artificioso: risponde a esigenze reali dell’impresa e si traduce in maggiore efficienza, stabilità e sicurezza. In definitiva, il passaggio generazionale non si risolve con un atto notarile, ma con una strategia. Richiede la capacità di analizzare l’impresa, la famiglia, gli equilibri interni, i valori patrimoniali, la fiscalità presente e futura, la governance e il ruolo che i successori sapranno ricoprire. Ogni strumento ha un ruolo, ma nessuno è autosufficiente. È la combinazione tra riorganizzazione societaria, progettazione del patrimonio e definizione delle regole future che permette di preservare l’unità dell’impresa, garantire continuità manageriale, proteggere il valore generato e minimizzare i rischi fiscali. Quando il processo è affrontato con metodo, il passaggio generazionale diventa un investimento sulla stabilità e sul futuro dell’azienda. Quando invece è improvvisato, può trasformarsi in una delle principali cause di perdita di valore e di conflitti familiari. Se stai per affrontare il passaggio generazionale, contattaci, per creare una soluzione strutturata e su misura alla necessità aziendali e personali.
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Fonti
Codice Civile Art. 2475,2479,2479 bis;
Statuto del Contribuente Art. 212/2000;
Tuir DPR 917/1986;
D. Lgs 346/1990;
Trust e vincoli di destinazione L.364/1989;




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