Come trasformare il magazzino in liquidità: la nuova finanza su scorte che cambierà le regole del gioco
- Studio Brandi
- 25 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Il DDL annuale per le PMI introduce una novità che può incidere in modo strutturale sul capitale circolante delle imprese: l’ampliamento delle possibilità di valorizzare finanziariamente le scorte di magazzino. Il cambiamento è rilevante perché interviene su un punto critico della finanza aziendale italiana: la quasi totale esclusione del magazzino dal perimetro delle garanzie “efficienti”, nonostante il suo valore economico spesso significativo.

Chi lavora in settori come moda, ricambi, automotive, commercio all’ingrosso, distribuzione o agroalimentare lo sa da sempre: il magazzino vale tanto, ma pesa tantissimo. È capitale immobilizzato, soldi che non girano, fidi che si consumano, margini che si assottigliano mentre le scorte restano ferme sugli scaffali o in un container. Le nuove misure puntano proprio a ribaltare questo approccio. L’idea è trattare il magazzino per quello che è: un asset con valore reale, misurabile, vendibile e quindi finanziabile. Non più un blocco alla liquidità, ma un elemento che può sostenerla. Tecnicamente, il DDL interviene per rendere più chiaro l’uso delle scorte come garanzia e per facilitare strumenti di “inventory finance”, pegno non possessorio e, più in generale, operazioni di anticipazione del valore futuro dello stock. Ma il punto importante non è la norma in sé: è il cambio di prospettiva che introduce. Significa che un’impresa potrà ottenere liquidità sulla base di ciò che ha già in casa, senza dover pesare ulteriormente sul sistema bancario o presentare garanzie personali. E significa anche poter accedere a finanziamenti più aderenti ai cicli reali dell’attività: se il magazzino gira, il finanziamento si alimenta; se rallenta, si adatta. In pratica, è un modo moderno di gestire il capitale circolante, molto più vicino a quello dei mercati anglosassoni dove le scorte vengono monitorate e valutate come vero collaterale. Per un’impresa questo può tradursi in meno pressione sui fidi, un miglioramento degli indici finanziari e una gestione più sana della liquidità. Tutto questo richiede ovviamente un minimo di organizzazione: conoscere la rotazione del proprio magazzino, capire quali prodotti generano valore e quali lo drenano, individuare le scorte obsolete e quelle strategiche, costruire un minimo di “disciplina” nella rilevazione dei dati. Ma questi aspetti non sono più solo un tema gestionale: diventano la base per accedere a nuova liquidità. Una volta approvato definitivamente il DDL, pubblicheremo una guida completa con esempi pratici, strumenti disponibili e modalità operative. Nel frattempo, il consiglio più utile è iniziare a guardare il proprio magazzino con un occhio diverso: non solo come luogo dove “giace” merce, ma come una risorsa che può sostenere la tua impresa. Se vuoi capire quanto valore finanziario può esprimere il tuo magazzino, possiamo analizzarlo insieme con un approccio tecnico e basato sui dati reali.
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Fonti:
Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2024–2025 (DDL PMI)
Codice della cartolarizzazione – Legge 130/1999 (indirizzi su estensione operazioni a beni mobili)
Normativa sul pegno mobiliare non possessorio – D.L. 59/2016
Codice Civile – disciplina generale del magazzino come bene mobiliare
Documentazione tecnica sul capitale circolante e inventory finance (principi generali)




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